Non so Voi ma a me, come a tanti altri appassionati di informatica, recentemente stanno comparendo sempre più spesso ads (“advertising”, cioè post pubblicitari) sui social network che mi invitano ad acquistare licenze di Microsoft Office a prezzi stracciati, anche sotto i 10 euro.
Per fortuna non ne ho bisogno avendo una licenza che, oramai, è pluriennale ma la cosa mi ha incuriosito non poco ed immagino possa allettare moltissimo sia i privati che le aziende.
Anche a te capita di vedere queste offerte incredibili? Occhio che sotto c’è illegalità
E sì, perché di questo parliamo, di una evidente violazione del copyright che danneggia fortemente Microsoft e corre il rischio serissimo di coinvolgere gli sprovveduti acquirenti.
Andiamo per gradi.
Gli ads sono realizzati da diverse pagine pubbliche soprattutto su facebook ma ve ne sono anche presso altri marketplace, quali ebay o Amazon.
Che succede: il post è scritto in maniera avvincente e corretta; tutto sembra in ordine con un “regolare” sito internet con numerosi “prodotti” all’interno, esclusivamente di tipo software e dove ciò che si vende sono solo le licenze.
Appunto le licenze. Ma ne parliamo dopo.
Un po’ di conoscenza informatica è sufficiente per fare qualche indagine: la prima è quella di vedere le cosiddette “pagine legali” del sito, quelle che dovrebbero riportare i termini e le condizioni di vendita, il recesso, il GDPR (privacy) e quant’altro è necessario delineare per una vendita “professionale”.
Bene, anzi male, perché queste pagine, chissà perché, non riportano mai alcun indirizzo, numero di telefono, mezzo di comunicazione che non sia un puro e semplice indirizzo email.
Mancano, soprattutto, dell’indicazione della partita iva, obbligatoria nei siti web di carattere commerciale.
Sospetto numero 1
Quindi, intanto, c’è da domandarsi: perché una azienda che ha la possibilità di vendere licenze di una multinazionale come Microsoft non è felice di dire chi è, dove si trova ed assistere i potenziali clienti anche tramite telefono ed, invece, inserisce un indirizzo email semplicissimo?
Addirittura mi è capitato di visualizzare un sito dove l’indirizzo email di contatto era il classico “segnaposto”, cioè un indirizzo d’esempio che serve ad indicare, nei siti web preconfezionati, dove inserire l’indirizzo email vero e proprio, un po’ ciò che accade con le caselle di testo dove viene scritto “Lorem ipsum dolor…”.
Sospetto numero 2
Al che non mi do per vinto: cerco sul whois, il registro internazionale dei nomi di dominio che indica la proprietà degli stessi. Tento di trovare, in particolare, se dietro i domini che incontro di volta in volta con queste strepitose offerte, vi è una proprietà certa.
Niente. Neanche questa ricerca va mai a buon fine: coloro che acquistano il dominio internet ci costruiscono su un sito web che è di ecommerce eppure, guarda caso, si “dimenticano” di comunicare la proprietà del dominio o comunque la celano dietro l’anonimato.
Segnalo a facebook
Allora prendo la questione a cuore: non sia mai che l’amico Mark Zuckerberg mi possa rimproverare di non averlo avvisato.
Quindi procedo con la segnalazione e dico: o è una truffa oppure c’è la violazione del copyright. Vedetevela voi. Ma non devono essere granché i collaboratori del magnate americano. Mi rispondono che, “grazie per la segnalazione” ma “non ravvisiamo” alcuna violazione. Arrivederci.
Alla faccia! È vero che questi vi danno soldi per pubblicare degli ads ma, forse, i soldini sono il frutto di attività criminose.
Anzi togliamo il forse.
Vediamo cosa succede se faccio una recensione negativissima.
Ciò che sto raccontando qui lo piazzo, bello e buono, in una recensione in una di queste pagine di vendita. Dopo un paio d’ore mi contattano i fantomatici venditori, che non si presentano con nome e cognome, dicendo che non inseriscono il “chi sono” sul sito perché sono giovani ed appena aperti, stessa giustificazione portata sulla mancanza della partita iva; in fondo – dicono – di essere “al di sotto della soglia per l’apertura”, cosa oggettivamente risibile e lo sanno perfettamente.
Alle mie obiezioni anche sull’assenza degli indirizzi, del telefono, della proprietà del dominio, della ragione per cui vendono licenze a così basso prezzo, la risposta è: “siamo giovani, togli la recensione”.
Già, la recensione. Fa male, perché chi vede quella campagna ads, per prima cosa legge le recensioni e vi era solo una veritiera tra le tante prezzolate: la mia.
Tutte le altre farlocche come la moneta da 3 euro.
Fa male anche perché, anziché essere la fonte da cui trarre allodole e denari, diventa solo una fonte di costo più o meno ingente.
È attività criminosa a tutti gli effetti. Vediamo perché.
Esistono due tipologie di licenze che vanno per la maggiore.
Le licenze OEM che vengono vendute contemporaneamente all’acquisto di hardware. Ad esempio, compriamo il PC nuovo? Incluso nel prezzo troviamo sia la versione licenziata del sistema operativo (sempre di casa Microsoft) Windows ed, in più, è frequente avere la licenza OEM del pacchetto Office. Quindi tutto legale.
Ma esistono anche le licenze ESD, cioè Electronic Software Delivery, ossia software che Microsoft vende solo online e con consegna digitale.
Queste licenze, ovviamente, non sono vendibili da chicchessia ma anzi è proprio Microsoft a provvedere alla vendita nel proprio store.
Vi è di più: le licenze ESD hanno sì un costo inferiore a quello delle comuni licenze ma è perché sono rivolte ad un pubblico particolare di clienti Microsoft.
Queste sono solitamente gli appartenenti alle categorie degli sviluppatori accreditati al programma Microsoft Developers Network (MSDN), i professionisti IT registrati al programma TechNet ed Istituzioni Scolastiche e Accademiche.
È di tutta evidenza che questa tipologia di licenze non può essere oggetto di compravendita se non da Microsoft stessa che controlla gli accreditamenti nelle categorie degli acquirenti, ovvero “sei studente?”, “sei sviluppatore Microsoft”, “sei docente?”…
Cosa si rischia acquistando una licenza ESD da chi NON può venderla?
Intanto Microsoft è nella possibilità di bloccare e disattivare le licenze stesse essendo palese la violazione dei termini d’uso.
Certo, la condizione fondamentale è che Microsoft venga a conoscere la violazione. Ma, considerando che tutti i dispositivi sono sempre e comunque connessi alla rete internet, questa eventualità non è affatto peregrina.
Ma vi è di più: le conseguenze legali e fiscali derivanti da un acquisto assolutamente “incauto” possono considerarsi altrettanto rilevanti.
Il gioco non vale la candela
Acquistare licenze a buon mercato quindi, oltre che illegale non conviene.
Microsoft ha diverse modalità di acquisto dei suoi software, alcune veramente interessanti ed a basso prezzo. Ma non solo: acquistare un software licenziato, specie se saas (software as a service), consente aggiornamenti, assistenza, funzionalità complete, soprattutto tranquillità.
Ed allora che fare quando si visualizzano gli ads di questi sedicenti venditori?
Indagare e distinguere i venditori seri da quelli truffaldini è sempre buona norma quando s’intende acquistare da internet.
I reati informatici sono in costante aumento e quelli sulle transazioni economiche, specie se per pochi euro, non vengono mai perseguiti, proprio per la tenuità del fatto.
Per questo non si può fare altro che stare accorti negli acquisti; pagare, quando abbiamo individuato un sito serio, con forme di pagamento che prevedano forme di rimborso in caso di contestazioni (es. Paypal) e mai con forme usate spesso dai truffatori come le ricariche Postepay.
Più furbi noi
In sostanza pensiamo sempre a male nelle transazioni economiche su internet, indaghiamo e cauteliamoci. Eviteremo molti problemi e di perdere soldini.
Il mio lavoro è la comunicazione ed il marketing la mia passione. Nasco informatico, diplomato al famoso ITIS Guglielmo Marconi di Bari. Poi l'idea che mi coinvolge in un settore nuovissimo per l'epoca, il computer crime e, quindi, la necessità di formarsi sulla legge. La tesi di laurea in Giurisprudenza ha un titolo emblematico "Problematiche attuali e crimini informatici nella rete internet": era l'anno accademico 1998-99. Poi la comunicazione telematica ed il marketing intrapresa con un Master all'Istituto Superiore di Comunicazione di Roma, un Master in Diritto delle tecnologie informatiche, un Master Microsoft Office Specialist, il titolo di esaminatore ECDL ed essere nel comitato scientifico dell'ECDL Law.
L'avvocatura è, in realtà, un passaggio. L'impegno per l'informatica, anche tramite due manuali pubblicati dalla Nel Diritto Editore ed il marketing (soprattutto) con il manuale di "Marketing per l'Avvocato" edito dalla Dario Flaccovio editore fanno una vita dove, come diceva Confucio, non lavoro da una vita...
Il mio lavoro è la comunicazione ed il marketing la mia passione. Nasco informatico, diplomato al famoso ITIS Guglielmo Marconi di Bari. Poi l'idea che mi coinvolge in un settore nuovissimo per l'epoca, il computer crime e, quindi, la necessità di formarsi sulla legge. La tesi di laurea in Giurisprudenza ha un titolo emblematico "Problematiche attuali e crimini informatici nella rete internet": era l'anno accademico 1998-99. Poi la comunicazione telematica ed il marketing intrapresa con un Master all'Istituto Superiore di Comunicazione di Roma, un Master in Diritto delle tecnologie informatiche, un Master Microsoft Office Specialist, il titolo di esaminatore ECDL ed essere nel comitato scientifico dell'ECDL Law.
L'avvocatura è, in realtà, un passaggio. L'impegno per l'informatica, anche tramite due manuali pubblicati dalla Nel Diritto Editore ed il marketing (soprattutto) con il manuale di "Marketing per l'Avvocato" edito dalla Dario Flaccovio editore fanno una vita dove, come diceva Confucio, non lavoro da una vita...
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