di David Edmonds
UCCIDERESTI L’UOMO GRASSO?
Il dilemma etico del male minore
DAVID EDMONDS è un filosofo britannico docente presso lo Uehiro Centre for Practical Ethics dell’Università di Oxford. È autore di documentari e creatore di un podcast di filosofia in rete più volte premiato dalla BBC. Autore di numerosi saggi filosofici fra i suoi libri pubblicati in Italia ricordiamo: La lite di Cambridge e Il cane di Rousseau, scritti con John Eidinow e L’assassinio del professor Schlick. Ascesa e declino del Circolo di Vienna.
Il pamphlet si muove su un progetto di scrittura ben congegnato; molti i rinvii ad importanti istituti filosofici e alle relative fonti, un viaggio nella <<filosofia morale>> in una carrozza di “prima classe” ornata di specchi, dove sembra riflettersi, l’amabile narrazione del Prof. Edmonds.
Scrittura interessante quella dell’Autore, tuttavia, bisogna essere un poco allenati al linguaggio e ragionamento filosofico dell’autorevole accademico.
È un po’ come salire una vetta, occorrono attrezzatura e fiato, resistenza e scarpe adatte. Il paesaggio intorno lascia incantati ma, si rischia di perdere tempo, attardandosi, mentre il giorno trascorre.
Il dilemma posto, a partire dal titolo del saggio, viene affrontato con la “lente” dell’importante “esperimento mentale” nella storia recente della filosofia morale: “il carrello ferroviario”. Supponiamo che un carrello ferroviario fuori controllo stia per investire cinque persone ferme su un binario dopo uno snodo ferroviario. Se il carrello non viene fermato o deviato, tutte e cinque le persone moriranno. La possibilità di salvare le cinque persone passa, però, dal sacrificio di un’altra vita umana come conseguenza di azioni alternative: 1. Sollevando la leva per il cambio di binario il carrello viene indirizzato su un binario occupato da una sola persona 2. Lanciando sul binario “un grassone” da un ponte.
In vero l’Autore, anche con l’efficace ausilio di vignette, pone diverse “varianti carrelogiche”, il cui denominatore comune è caratterizzato dal dilemma se per salvare più vite è corretto sacrificarne una: l’uomo grasso.
La questione costituisce ormai un must della filosofia morale, a partire dal 1967, e cioè da quando la filosofa Philippa Ruth Foot ne trattò in un articolo pubblicato sulla Oxford Review. Da allora il dilemma del carrello ferroviario – e nella versione proposta da Judith Jarvis Thomson dell’uomo grasso (the fat man) – ha accesso discussioni infinite e scomodato Jeremy Bentham, John Stuart Mill, David Hume, Immanuel Kant, la psicologia, il diritto (e i penalisti ne sanno qualcosa, sul punto si rimanda a Ombretta Di Giovine https://www.rennastudiolegale.it/dilemmi-morali-e-diritto-penale/ ) e molto altro ancora. Il libro muove da un problema apparentemente banale e, tirando in ballo una serie di variabili, mostra, però, quanto complesso sia fornire una risposta univoca al seguente dilemma: se sia lecito sacrificare la vita di pochi per salvarne molti. La discussione, che negli anni ha riguardato questioni di vario genere (dalla guerra all’aborto), si è riaccesa nell’ultimo decennio soprattutto in relazione al ruolo delle autovetture autonome e all’utilizzo di software nella risoluzione di problemi di natura etica.
Nella fine del saggio l’Autore sostiene: “Il dilemma dell’Uomo grasso mette in evidenza l’aspro scontro tra etica deontologica e utilitarista. La maggior parte delle persone non ha istinti utilitaristici (come riconoscono gli stessi utilitaristi) e ritiene che Winston Churchill avrebbe sbagliato a usare i cittadini come scudo umano, anche se il suo obiettivo era quello di salvare la vita di altri, e
altrettanto a mettere delle persone sul percorso della minaccia nazista, anche se al Une di salvare vite umane. Ma, a conti fatti, Churchill aveva certamente ragione a sostenere il piano per far dirottare gli “insetti volanti” a sud di Londra.
Perché questa differenza? I filosofi non sono ancora d’accordo. Ma qualunque sia la risposta, la strana situazione dell’uomo grasso sul cavalcavia deve essere la chiave. Io non ucciderei l’uomo grasso. Voi lo fareste?”
Leggendo il Prof. Edmonds si perviene alla convinzione che, la filosofia non è un riparo, una zona protetta dalle contraddizioni del mondo in cui viviamo e dalle nostre contraddizioni, ma una finestra che si spalanca e dalla quale si guarda fuori, si immagina, si riaprono i giochi con sé stessi e con la realtà. Il filosofo raggiunge lo scopo di aprire un dibattito, sostenuto da una argomentazione libera e consapevole, genera bivi alternativi al discorso, è non chiude mai un capitolo con una serie di punti facili.
Buona lettura.