Il nostro Avv. Pierandrea Fulgenzi si interroga sugli effetti del giudicato civile di rigetto della domanda di risarcimento del danno per l’equivalente del valore di mercato del bene illegittimamente occupato dalla pubblica amministrazione sulla rassegna “Un anno di sentenze 2021-2022” di Diritto Amministrativo edito da Giappichelli Editore ed a cura di Rossella Bartiromo, Davide Gambetta, Aniello Iervolino.
L’articolo in questione riguarda un caso di procedimento ablatorio avviato dalla Pubblica Amministrazione (PA) tramite una Dichiarazione di Pubblica Utilità (DPU), ma mai concluso con l’adozione di un provvedimento di esproprio. Si pone quindi la questione se il giudicato civile che ha respinto la richiesta di risarcimento del danno per equivalente pecuniario precluda la successiva proposizione di una domanda da parte del privato finalizzata alla restituzione del terreno o alla formulazione di una rinuncia attraverso un contratto traslativo.
Il caso prende origine da un giudicato civile che ha respinto la richiesta di risarcimento del danno per equivalente a causa della prescrizione del diritto, basandosi su una forma di occupazione acquisitiva riconosciuta dalla giurisprudenza nazionale dell’epoca. Il privato richiedeva il risarcimento del danno, ma la richiesta veniva rigettata poiché il diritto era ormai prescritto.
La questione centrale è se il privato può:
richiedere la restituzione del bene attraverso un’azione di risarcimento in forma specifica;
richiedere la restituzione del bene come effetto di un’azione di rivendicazione ex art. 948 del codice civile;
in caso di inerzia della PA, fare ricorso al Giudice Amministrativo (GA) contro il silenzio inadempimento, chiedendo la condanna della PA a provvedere e, in caso di inadempimento, fare ricorso per ottemperanza chiedendo la nomina di un commissario ad acta ai fini dell’applicazione dell’art. 42-bis del DPR 327/2001.
La sentenza dell’Adunanza Plenaria (Cons. St., Ad. Plen., 9 aprile 2021, n. 6) si concentra sull’individuazione della portata e dei limiti del giudicato che respinge la richiesta di risarcimento del danno per equivalente una volta che sia intervenuta la prescrizione del diritto a causa di un’occupazione acquisitiva posta in essere dalla PA.
La sentenza afferma che il giudicato formatosi sulla base di un’occupazione acquisitiva si estende anche agli effetti giuridici ad essa connessi, come l’acquisizione a titolo originario della proprietà da parte della PA. Pertanto, non è necessaria una statuizione esplicita riguardo all’acquisizione della proprietà da parte della PA, poiché l’effetto acquisitivo del terreno è automatico una volta perfezionata l’occupazione acquisitiva.
La sentenza stabilisce che il giudicato preclude la richiesta di risarcimento del danno in forma specifica proposta davanti al GA, in quanto si tratta di rimedi alternativi che si basano sulla tutela dello stesso diritto al risarcimento del danno. Una volta precluso il risarcimento del danno per equivalente, viene altrettanto precluso il risarcimento in forma specifica (principio del ne bis in idem sostanziale).
Inoltre, la sentenza sottolinea che il privato non può proporre un’azione di rivendicazione ex art. 948 del codice civile, poiché non essendo più proprietario del bene, non ha accesso alla tutela reipersecutoria per perseguire l’effetto giuridico della restituzione del bene.
Infine, il privato non può richiedere l’attivazione del potere doveroso previsto dall’art. 42-bis del DPR 327/2001, poiché tale norma presuppone che la PA non sia proprietaria del terreno occupato illegalmente. Pertanto, il privato non può chiedere direttamente all’Amministrazione di attivare tale istituto né chiedere al GA di emettere una sentenza affinché l’istituto venga attivato dalla PA o da un commissario ad acta nominato in sede di ottemperanza.
In conclusione, l’Adunanza Plenaria afferma che, a fronte di un giudicato civile che rigetta la richiesta di risarcimento del danno per equivalente, preclude anche la richiesta di risarcimento in forma specifica e l’azione di rivendicazione, nonché la possibilità di ottenere una sentenza di condanna della PA ai sensi dell’art. 42-bis del DPR 327/2001.
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