BYUNG-CHUL HAN, nato nel 1959 a Seoul, ha studiato Filosofia, Germanistica e Teologia cattolica a Friburgo e Monaco di Baviera. È stato professore di Filosofia e Studi culturali presso la Universität der Künste di Berlino. I suoi libri, che muovono tra l’altro una severa critica al neoliberismo, sono stati tradotti in diverse lingue. In Italia sono usciti per nottetempo: La società della stanchezza (2012), Eros in agonia (2013), La società della trasparenza (2014), Nello sciame. Visioni del digitale (2015), Psicopolitica (2016), L’espulsione dell’Altro (2017), La salvezza del bello (2019), Che cos’è il potere? (2019), Topologia della violenza (2020). Per Einaudi ha pubblicato La società senza dolore. Perché abbiamo bandito la sofferenza dalle nostre vite (2021).
“Leggilo, ci siamo tutti”, non potevo certo, lasciare cadere nel vuoto un invito alla lettura cosi perentorio e al tempo stesso stimolante, da parte di un intellettuale raffinato ed elegante, grande Maestro di diritto amministrativo come Luca R. Perfetti, di cui sempre per questa rubrica ho recensito il suo “Il Governo dell’arbitrio” https://www.rennastudiolegale.it/il-governo-dellarbitrio/.
Scrittura interessante quella di Byung-chul Han, tuttavia bisogna essere un poco allenati al linguaggio e ragionamento filosofico dell’autorevole accademico.
È un po’ come salire una vetta, occorrono attrezzatura e fiato, resistenza e scarpe adatte. Il paesaggio intorno lascia incantati ma, si rischia di perdere tempo, attardandosi, mentre il giorno trascorre.
Il pamphlet si muove su un progetto di scrittura ben congegnato, un viaggio nella filosofia in una carrozza di “prima classe” ornata di specchi, dove sembra riflettersi, l’amabile narrazione del Prof. Han.
Byung-chul Han, critico severo ed acuto della contemporaneità, ci offre una peculiare e sferzante riflessione sulla deriva efficientista e prestazionale della società, che espone l’essere umano alle contraddizioni di un tempo, quello presente, che ha abdicato a modelli sociali imposti dall’esterno, dall’Altro, lasciandolo succube di sé stesso, alle prese con disturbi di natura depressiva e nevrotica.
Una società fondata su slogan emozionali “Yes, you can”, che rischia di ridurre l’uomo ad una macchina condannata a proseguire il percorso a prescindere dai propri bisogni.
Bello il rinvio “all’obesità dei sistemi attuali” di Baudrillard; del resto, gli eccessi dei mondi: della informazione, comunicazione, produzione sono evidenti a tutti.
Il prof. Han, in particolare, rileva come sia venuto meno il modello di società disciplinare descritto da Foucault, fatto di manicomi, ospedali, prigioni, caserme e fabbriche, non è più la società di oggi. Al loro posto sono subentrati i fitness center, grattacieli di uffici, banche, aeroporti, centri commerciali e laboratori di genetica. Dal dovere al potere, dalla repressione alla libertà del potere che ingabbia l’Io in una competizione con sé stessi.
Per l’Autore la generale positivizzazione del mondo fa sì che, “…tanto l’uomo quanto la società si trasformano in una macchina di prestazione autistica. Si potrebbe anche dire che lo stesso sforzo estremo di massimizzare la prestazione esclude la negatività, poiché questa ritarda il processo di accelerazione. Se l’uomo fosse un essere vivente negativo e non un idiot savant, la positivizzazione totale del mondo non avrebbe un effetto innocuo. Ricorda Han come per Hegel è proprio la negatività a tenere l’esistente in vita”.
Ecco che, la stanchezza della società può costituire un salvataggio estremo da un destino che sembra condannare l’umanità ad un’auto-afflizione depressiva o nevrotica.
Di particolare momento, inoltre, il richiamo del “Saggio sulla stanchezza” di Handke. Quest’ultimo contrappone alla stanchezza che non ha parole, non ha vista, che divide, una stanchezza che si esprime, che vede e riconcilia. La stanchezza come “plus del minus dell’Io”, dischiude un “tra”, allentando le parentesi dell’Io.
Han parla di “… religione immanente della stanchezza , come quella potenza che annulla ‘l’isolamento egologico’ e fonda una comunità che non ha bisogno di parentele. In essa si risveglia un particolare ritmo che conduce a una armonia, a una prossimità, a una vicinanza priva di ogni vincolo famigliare.
La soluzione finale potrebbe rivenire dal “cordiale disarmo dell’Io” fondato sul recupero della potenza negativa del non-fare e di una stanchezza produttrice di comunità.
Il saggio chiude con un tema che l’Autore sviluppa compiutamente, solo, recentemente, con un altro fortunato testo “Le non cose” edito da Einaudi 2022 di cui la recensione https://www.rennastudiolegale.it/le-non-cose/, ossia la critica alla sharing economy che rende ciascuno di noi un venditore in cerca di clienti, anzi precisa il prof. Han “…Viviamo in un grande magazzino trasparente, nel quale siamo osservati e manovrati come clienti trasparenti. Fuggire da questo grande magazzino non sarebbe necessario. Da esso dovremmo tornare a ricavare una casa, anzi una casa festiva nella quale valga la pena vivere”.
Leggendo il Prof. Han si perviene alla convinzione che, la filosofia non è un riparo, una zona protetta dalle contraddizioni del mondo in cui viviamo e dalle nostre contraddizioni, ma una finestra che si spalanca e dalla quale si guarda fuori, si immagina, si riaprono i giochi con se stessi e con la realtà. Il filosofo raggiunge lo scopo di aprire un dibattito, sostenuto da una argomentazione libera e consapevole, genera bivi alternativi al discorso, è non chiude mai un capitolo con una serie di punti facili.
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Co-fondatore di Renna Studio Legale - Avvocato Cassazionista - Corporate Ethics & Compliance Specialist - Lead Auditor ISO 9001- 37001 - 19011. E' partner 24 ore avvocati - Esperto di diritto degli appalti - Già Cultore della materia di diritto Amministrativo e componente commissione di esami - Università degli Studi "A. Moro" Bari - Facoltà di Economia e Management - Componente di Organismi di Vigilanza e Controllo ex D.lgs. 231/01 e ISO 37001 di società italiane e straniere.
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