di Sergio Rizzo
IL TITANIC DELLE PENSIONI
Perché lo Stato sociale sta affondando
Sergio Rizzo – Editorialista e Vice Direttore dell’Espresso prima di Repubblica, in passato ha scritto per Corriere della Sera, Milano Finanza, Il Mondo e il Giornale. Scrittore di numerosi saggi di inchiesta, tra i tanti il celeberrimo La Casta (Rizzoli 2007) con Gian Antonio Stella e, ancora con lo stesso autore, La Deriva (Rizzoli 2009), Rapaci (Rizzoli 2009), La Repubblica dei brocchi (Feltrinelli 2016), Il Pacco (Feltrinelli 2018), La memoria del Criceto (Feltrinelli 2019). Riprendiamoci lo Stato con Tito Boeri (Feltrinelli 2020), Potere assoluto. I cento magistrati che comandano in Italia, (Solferino, 2022).
Saggio davvero interessante, “penna raffinata” quella di Sergio Rizzo, tra i pochi capaci di dare del <<TU>> alla realtà fotografandola per quella che è, senza infingimenti e ricca di contraddizioni, fragilità, illegalità, disfunzioni, ma anche opportunità, occasioni da cogliere, porte da aprire, luci da accendere sul futuro solo apparentemente già scritto.
Lo stile narrativo, privo di bizantinismi e di una retorica prêt-à-porter, apre ad una serie di fatti e mis-fatti ed aneddoti che hanno caratterizzato la storia previdenziale e non solo più o meno recente del nostro Paese. Su questo scenario l’Autore cala una analisi obiettiva: numeri, circostanze fattuali, provvedimenti emanati e non giammai un preventivo <<stigma>>, che per quanto appaia scontato come conclusione, è lasciato al giudizio ultimo del lettore.
Ecco che, nella qualità di lettore riconosco allo “scritto” la capacità di avermi offerto le lenti corrette per guardare al sistema burocratico previdenziale italiano per quello che è, o meglio, che è diventato, nonostante l’argine della Costituzione, un labirinto inestricabile costruito con lo scopo principale di deresponsabilizzare il più possibile la burocrazia da un lato e sul versante opposto la politica.

Sergio Rizzo con Vincenzo Candido Renna in occasione della presentazione del libro “Il Titanic delle pensioni” a Nardò, 5 Agosto 2023
Il collasso per Rizzo “potrebbe essere molto più vicino del 2046, data in cui i contributi previdenziali riusciranno a coprire solo il 60% della spesa pensionistica. Parliamo di un buco di 200 miliardi di euro: il gettito Irpef di un anno”. Per ripianarlo, lo Stato dovrebbe aumentare le tasse o il debito pubblico. Rizzo non fa sconti ai mali del nostro sistema – baby pensioni, privilegi, vitalizi d’oro – ma il problema è più ampio: “L’avvento della società tecnologica, che ha sostituito quella industriale, ha cambiato radicalmente il contesto rendendo il lavoro liquido e intermittente. Basta guardare come funziona oggi una catena di montaggio”. Una strada però c’è. Se avremo il coraggio di imboccarla.
Bello il capitolo sul primo grande Whistleblower in materia pensionistica Girolamo Alfieri detto Gerry, un dipendente Inps che disvelò via via tutti privilegi del sistema previdenziale e l’affare delle pensioni d’oro senza limiti. Scoppiò il caos. C’erano dei casi incredibili: nel ‘76 era stata varata una norma per cui chi aveva lavorato per qualche anno in un’azienda statale e si dimetteva prima di aver raggiunto i limiti di vecchiaia poteva chiedere subito la pensione sociale.
Rizzo sottolinea come la mitica “quota 100” che nel biennio 2019-2021 ha mandato in pensione anticipata 374.432 persone, non ha avuto i riverberi positivi in materia di occupazione giovanile.
I giovani assunti sono stati 136 mila secondo la Corte dei Conti, con soli 4 posti rioccupati su 10 lasciati liberi, ma il sito di fact checking Pagella Politica per quel periodo ha calcolato 90mila giovani occupati in meno.
Il grido di dolore che si alza dal saggio di Sergio Rizzo: “Non ci dicono la verità. Ci fanno rubare il futuro ai nostri figli e nipoti un poco alla volta”. La baracca, insomma, non regge più: le promesse dei politici di andare in pensione prima e senza perdere soldi sono “un vergognoso raggiro”?
Per un vecchio adagio “Se non porti una soluzione sei parte del problema”!
Il libro ne individua alcune caratterizzate da un approccio genuinamente “riformista”, impregnate di “buon senso”, purtroppo, del tutto assente dal mainstream.
Buona lettura.