Maurizio Ferraris è un filosofo, saggista e accademico italiano insegna filosofia teoretica alla Università degli studi di Torino. È uno dei filosofi più presenti nel dibattito pubblico italiano e internazionale, sia accademico sia mediatico. Tra i suoi ultimi saggi: Post-Coronial Studies, (Einaudi, 2021), Cinema and Ontology, with E. Terrone, (Mimesis, 2019), Il capitale documediale. Prolegomeni, in Scienza Nuova. Ontologia della trasformazione digitale, (Rosenberg&Sellier, 2018), Marrani, (M, 2018), Intorno agli unicorni. Supercazzole, ornitorinchi, ircocervi, (Il Mulino, 2018).
Maurizio Ferraris con questo saggio si assume la responsabilità di delineare una prospettiva diversa, un nuovo orizzonte cui sembra essere approdata l’umanità.
È proprio dei pensatori accettare il rischio insito in ogni prospezione verso il futuro e Ferraris sembra raccogliere la sfida.
Scrittura interessante quella di Ferraris, tuttavia bisogna essere un poco allenati al linguaggio e ragionamento filosofico dell’autorevole accademico.
È un po’ come salire una vetta, occorrono attrezzatura e fiato, resistenza e scarpe adatte. Il paesaggio intorno lascia incantati ma, si rischia di perdere tempo, attardandosi, mentre il giorno trascorre.
Il pamphlet si muove su un progetto di scrittura ben congegnato, dove l’ironia e il sarcasmo non mancano; molti rinvii alla storia ed alla letteratura, ma soprattutto un viaggio nella filosofia in una carrozza di “prima classe” ornata di specchi, dove sembra riflettersi, l’amabile narrazione del Prof. Ferraris.
Per la prima volta nella storia del mondo il solo vivere è produzione di valore. L’uomo ha fatto ingresso nell’era tecnopolare delle piattaforme digitali, vere è proprie super potenze digitali che hanno modificato l’ordine globale costituita, in una parola è <<caduto nella rete>>.
Il filosofo si sofferma sul fatto che la rivoluzione della tecnologia e l’era digitale sta portando l’umanità al paradosso di ritrovarsi nel ruolo di semplice istruttrice delle macchine, spesso in modo automatico ed inconsapevole, tanto da ritrovarci nella situazione di macchine esecutrici sempre più autonome.
Nel momento in cui non abbiamo più bisogno di essere le protesi delle macchine, si creano due condizioni: da una parte, ci si domanda che cosa si può fare di noi, di noi che ora abbiamo perso quel senso della vita che derivava dal fatto di eseguire un lavoro. Bene, occorre comprendere che noi, tutta l’umanità – bambini, anziani, disoccupati, altrimenti occupati – produciamo valore sopra il web perché per la prima volta nella storia del mondo il consumo viene sistematicamente registrato e quindi trasformato in valore attraverso un processo di vera e propria capitalizzazione.
Per Ferraris <<…il capitale industriale non è che una forma storica relativamente recente di un capitale tecnologico che risale all’alba della ominizzazione, e il capitale finanziario non è che la manifestazione attuale del capitale documentale, ossia del valore che i documenti, come oggetti sociali, hanno rivestito lungo tutta la storia dell’umanità. Tutte queste forme di capitalizzazione sono attualmente sussunte nel capitale documediale, in quanto unione di umanità, tecnologia e documentalità>>.
Sono gli utenti stessi a consegnare più o meno consapevolmente agli algoritmi il loro tempo, le loro informazioni personali, i loro gusti – e si rendono vulnerabili – in cambio di connessione, di comprensione.
Sarebbe ingenuo credere che le aziende dietro questi algoritmi abbiano a cuore i nostri migliori interessi. La principale fonte di guadagno di molte piattaforme, ad esempio, è la vendita di annunci pubblicitari, e l’unico obiettivo dell’algoritmo è prolungare il più possibile la permanenza degli utenti sulla piattaforma.
Contro il rischio del totalitarismo digitale serve cambiare il modello di business dei social network, specie quello per cui in cambio della gratuità dei servizi offerti possono asportare agli utenti le informazioni personali, sia quelle consegnate liberamente sia quelle dedotte dai loro comportamenti; e per utilizzare in modo profittevole queste informazioni personali, intrappolano gli utenti dentro una «Skinner box» virtuale, una di quelle gabbie da esperimenti per topi grazie alle quali gli scienziati sono in grado di anticipare le scelte delle cavie e addirittura di determinarle in base agli stimoli trasmessi. Noi siamo le cavie, i social sono la scatola, gli algoritmi sono in grado di anticipare le nostre mosse, le fake news sono gli stimoli, le piattaforme sono quelle che vendono la possibilità di farci cambiare comportamento.
L’Autore si sofferma sul fatto che la <<tecnica>> è diventata quasi una giustificazione o un pretesto una sorta di allucinazione.
Ferraris sottolinea che le macchine non sono dotate di ragione, volontà, intenzione e che dunque non sono organismi ma meccanismi, dipendenti dall’uomo e che anzi quanto più sono complesse tanto più sono dipendenti dagli esseri umani e pensare il contrario può far comodo, precostituendo alibi esistenziali, ma profondamente sbagliato. L’uomo resta padrone della tecnica, responsabile delle sue azioni, protagonista nel bene e nel male del suo tempo.
Leggendo il Prof. Ferraris si perviene alla convinzione che, la filosofia non è un riparo, una zona protetta dalle contraddizioni del mondo in cui viviamo e dalle nostre contraddizioni, ma una finestra che si spalanca e dalla quale si guarda fuori, si immagina, si riaprono i giochi con se stessi e con la realtà.
Un grandissimo regalo da parte dello stesso autore che ci beneficia della Sua apprezzatissima amicizia. Buona Lettura da RennaStudioLegale!
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Co-fondatore di Renna Studio Legale - Avvocato Cassazionista - Corporate Ethics & Compliance Specialist - Lead Auditor ISO 9001- 37001 - 19011. E' partner 24 ore avvocati - Esperto di diritto degli appalti - Già Cultore della materia di diritto Amministrativo e componente commissione di esami - Università degli Studi "A. Moro" Bari - Facoltà di Economia e Management - Componente di Organismi di Vigilanza e Controllo ex D.lgs. 231/01 e ISO 37001 di società italiane e straniere.
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